Sono le tre di sabato notte del 28 luglio, mi trovo sulla statale n. 42 nei pressi del tratto denominato “tre archi”. Le luci della torre faro del nostro Gruppo di Protezione civile di Sonico e i fari della squadra dei Vigili del Fuoco aprono spiragli di luce nel buio profondo notturno senza luna, inquadrando due mezzi meccanici che incessantemente asportano dall’asfalto l’enorme accumulo di detriti e fango accumulati che hanno sepolto la sede stradale.
Il torrente Val Rabbia ha ancora una volta espresso la sua forza inarrestabile.
Il caso ha voluto che non vi fossero vittime fra le persone nè particolari danni alle abitazioni.
Lungo il torrente Val Rabbia in alto nei pressi dell’abitato di Rino si avverte un rumore di macchine operatrici. Sono gli escavatori che cercano di liberare l’alveo del torrente dalla massa di materiale depositato. I loro fari sono ben individuabili nel buio della notte. Alla forza dominante della natura si oppone l’attività dell’uomo con gli strumenti della tecnologia.
Le ore passano lente, si dialoga con le persone che a vario titolo sono coinvolte nella gestione di questa emergenza che effettuano varie visite sul posto, si scambiano informazioni e comunicazioni su alcune manovre da effettuare con i vigili del fuoco presenti. Un breve controllo al serbatoio di carburante della nostra torre faro, per il resto del tempo che è lungo, si rimane in silenzio.
I pensieri si affacciano alla mia mente e diventano scontate le riflessioni. Mi sorprendo a chiedermi cosa mi spinge a trovarmi qui nel cuore della notte e cerco di dare un senso a tutto ciò.
Ripenso quindi ai vent’anni di impegno nel volontariato di Protezione Civile ed alle discussioni fatte con amici e con interlocutori occasionali sul significato di una scelta.
Ho sentito formulare le tesi più varie sulle motivazioni che spingono a svolgere attività di volontario di Protezione Civile: benefici e vantaggi personali anche economici, esibizionismo, agganci e condizionamenti con l’ambiente politico, impegno inutile perché gratuito, a volte apprezzamenti ed ammirazione.
In tutte queste considerazioni si esprime la concezione che ognuno ha della vita e come essa possa o debba essere vissuta.
Al di là di tutto ciò in questo momento rimane in me la convinzione forte di essere partecipe e quindi protagonista di un progetto comune condiviso con altre persone che partecipano attivamente al servizio della comunità nei più svariati ruoli e mansioni con una professionalità ormai acquisita.
Questo è facilmente riscontrabile se si osserva la realtà del volontariato attuale con la mente sgombra da preconcetti esistenzialistici suggeriti dall’indifferenza, dall’egoismo, dalle suggestioni del quieto vivere e del qualunquismo del nostro tempo.
NESSUN UOMO È UN‘ISOLA (Thomas Merton) ed a questo richiamo della coscienza che il volontario offre le proprie energie, capacità, attitudini, tempo libero qualunque sia l’attività sociale che venga svolta.
Così hanno poco peso le valutazioni che a volte si esprimono con atteggiamenti di insofferenza nei nostri confronti. Tuttavia mi colpì un episodio personale accadutomi alcuni anni fa quando per un periodo di tempo ero volontario nella Croce Rossa di Breno.
Mi trovavo a fare servizio con l’autoambulanza ad una manifestazione molto conosciuta e frequentata in un paese della media Valle. Ad un tratto comparve una persona alla quale ero legato da una assidua amicizia più che trentennale che mi apostrofò pubblicamente con un tono inequivocabilmente provocatorio e aspro dicendomi: “cosa fai li? Vai a donne invece!! “
Ma come dice il motto dei Gesuiti : “sed omnia res ad majore Dei gloriam “ ( ogni cosa a maggior gloria di Dio).
Sonico, 20.08.2012
Mario Malgarotti